L'intelligenza artificiale (IA) : male assoluto, futuro ineludibile oppure opportunità?
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La vignetta è ovviamente prodotta con l'I.A. |
Per alcuni è il male assoluto, per altri il futuro prossimo e inevitabile con il quale dovremo convivere e allora tanto vale cominciare subito. Per me invece si tratta di un'opportunità. Per introdurre l'argomento inizio da un aneddoto autobiografico.
Verso la fine degli anni 1990 ho lavorato sulla IA, da fisico, ricercatore e programmatore, all'epoca si chiamavano "sistemi esperti". Uno dei risultati migliori fu l'applicazione alla diagnostica medica. In parole povere ,in input tu elenchi i sintomi e l'IA ti fornisce in output la diagnosi o, più probabilmente, una lista di accertamenti diagnostici da eseguire per poter effettuare una diagnosi differenziale. Per ragioni "politiche" non si volle allora rendere disponibile quel software: non si voleva mettere in discussione la figura del medico "umano". Onestamente credo che tale decisione sia costata un numero elevatissimo di vite: il sistema otteneva (già allora!) prestazioni molto superiori a quelle del 90% dei medici.
Due considerazioni. La prima è che da allora si sono andate diffondendo "linee guida" che i medici sono obbligati a seguire nell'interesse dei pazienti (e del servizio sanitario). Si è preferita al medico-robot la figura del medico in carne e ossa ma "robotizzato" dall'applicazione pedissequa delle linee guida.
La seconda considerazione riguarda quel 10% di medici che otteneva risultati migliori dell'IA. Come li otteneva? Ragionando per analogie, a volte anche azzardate, e giungeva a risultati che non erano stati (ancora) scritti sui libri di patologia, quindi potenzialmente adatti alle pubblicazioni scientifiche. Questi stessi medici "creativi" forse sono stati i più penalizzati dalle linee guida...
La creatività è appunto quello che manca all'IA. L'applicazione medica di cui ho scritto sopra aveva assorbito molti manuali di medicina, e in questo era molto superiore al 90% dei medici mediocri e anche a molti dei migliori. Mancava la capacità di ragionare per analogia e anche quella di osare avventurandosi fuori dai sentieri già percorsi. La mia personale opinione è che sarebbe stato meglio offrire a tutti i medici la possibilità di usare l'IA, lasciando tuttavia agli stessi la responsabilità di accettarne o meno i suggerimenti.
Morale della favola? Ben venga l'IA, se la si può usare e se si sa cos'è essa potrà prevenire errori banali senza umiliare chi veramente possiede talento.
Deliberatamente non scrivo qui dell'impatto della IA sul mercato del lavoro né di quello sull'istruzione. Sono temi molto complessi e introdurli adesso creerebbe soltanto confusione.
Condivido pienamente la visione di Ezio: la IA è uno strumento che può aiutare chi la sa usare. Bella l'osservazione sull'ironia di aver preferito rendere robot i medici. Importante anche supportare chi sa andare oltre la mera applicazione di quanto già conosciuto: qui sta la differenza tra uomo e macchina. Si chiama "intuizione" e la IA finora può solo imitarla con risposte pseudocasuali.
RispondiEliminaE' fin troppo facile evocare Ned Ludd e la sua inutile battaglia ...grandi opportunità si profilano all' orizzonte...la distinzione tra macchine ed umani sarà sempre più labile a causa di una reciproca convergenza .
RispondiEliminaDa un lato i software sempre più evoluti si umanizzeranno dall' altra
gli uomini diventeranno sempre più un metasistema bio-digitale