La Letteratura Fantastica [5/5]

 


La Letteratura Fantastica - Postfazione

Un'analisi del macro-genere scritta dall'utente di LdM Rubrus


Be', la chiacchierata è finita.

Vorrei "rubare" però il congedo a uno dei miei scrittori preferiti, Stephen King e, più specificamente, da quello che, tra i suoi libri, è forse il mio preferito: "It".
Parto dal presupposto che non sappiamo molto di quello che abbiamo intorno e neppure di quello che abbiamo dentro.
A parer mio – scusate se parlo di me, ho cercato di evitarlo, ma "parliamo tanto di me" potrebbe essere anche lo slogan del blogger – sappiamo tutt’al più di non sapere.

Spesso ci vuole, per dire che qualcosa non esiste, la stessa dose di fede che serve per dire che qualcosa esiste.
Parlare di fede, in tutte le sue accezioni, è però eccessivo, soprattutto per una chiacchierata come questa, che limita il proprio oggetto alla narrativa fantastica.
Non mi sento di escludere che la vasta area dell’ignoto possa contenere Qualcosa. Senz’altro mi piace crederlo. Non possiamo parlarne e forse, razionalmente, non dovremmo, dato che non sappiamo granché.

Ciò nondimeno osiamo raccontarne, senza rimanere bloccati nelle nostre piccolezze e miserie quotidiane. Ci scriviamo sopra, come se non bastasse, poesie, racconti e romanzi.
Credo che sia una forma di magia, molto più potente di qualunque paletto di frassino, di qualunque motore ad annichilazione, di qualunque bacchetta delle fate.

E, come dice Stephen King, il romanzesco è la verità dentro la bugia.


Rubrus

Commenti

  1. Grazie Rubrus.
    Grazie per l'intelligenza delle tue argomentazioni, l'autoironia , la sottigliezza delle tue analisi, e per la tua grande onestà intellettuale.
    Ogni percorso che porta alla fede è strettamente personale e da un certo punto del percorso....(che non sarà mai un viaggio ordinato scevro da dubbi né sarà mai coronato da statici traguardi) ti accorgerai di godere della Grazia di un dono.
    E, permettimi di esortarti alla maniera di un gran polacco :
    Non temere !

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    Risposte
    1. Io la vedo così, molto semplicemente anche perchè sennò si finisce fuori tema: tutto quello che sappiamo, come riferiva Piero Angela riportando l'opinione di uno scienziato, non ricordo chi, lo sappiamo grazie alla scienza. Il resto lo crediamo, lo speriamo, lo temiamo, lo supponiamo, lo immaginiamo, lo desideriamo ecc. Dunque, se qualcosa può essere conosciuto e "saputo", non c'è fede (nè serve: non ho bisogno di un atto di fede per credere nell'esistenza del principio di Archimede, per esempio); la fede, o l'atto di credere, riguarda quello che non sappiamo. Astrattamente, sono due fenomeni del quale l'uno esclude l'altro, come per il principio di Heisenberg. Concretamente, portano molto spesso allo stesso risultato: agire sulla base della verità di alcune proposizioni. Le conseguenze dell'azione possono essere diverssisime in entrambi i casi: a volte tragiche, a volte esaltanti. Comunque, a proposito del rapporto tra narrativa fantastica e religione c'è una modestissima riflessione che occupa una parte di un testo che pubblicherò qui a tempo debito.

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  2. Grazie Rubrus per averci fatto leggere questa stimolante analisi del genere fantastico! Spero in altre tue iniziative simili.
    Tu citi King, io se permetti, in chiusura, citerei il leggendario incipit scritto da Rod Serling per la sua mitica serie TV "Ai Confini della Realtà" (The Twilight Zone):

    "C'è una quinta dimensione, oltre a quelle che l'uomo già conosce.
    È senza limiti come l'infinito, e senza tempo come l'eternità:
    è la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l'oscuro baratro dell'ignoto e le vette luminose del sapere.
    È la regione dell'immaginazione, una regione che si trova ai confini della realtà."

    Ed è una regione dove tutti noi amanti del fantastico vorremmo andare, anche se paurosa!

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